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mercoledì 23 aprile 2008

Piove sul bagnato

Riguardo l'EXPO universale a Milano è il caso di dire che piove sul bagnato. Credo che Milano e dintorni vivano in una condizione di privilegio economico, che l'economia settentrionale sia "drogata" da tempo e direi che si è raggiunta l'overdose. Mi chiedo perché da sempre in Italia se si vogliono mettere in pratica investimenti per lo sviluppo economico ci si impegna solo per Milano la lombardia, e il nord, in barba a tutte le belle parole che sentiamo soprattutto in periodi di elezioni politiche in cui si predica che la crescita del paese ci sarà "solo" se faremo crescere il mezzoggiorno. Anche la scusa che Milano dovrebbe essere la capitale morale d'Italia lascia il tempo che trova visto che milanesi e lombardi per primi si sentono cittadini di un altro stato ( la padania ).
Nelle altre nazioni sfruttano gli eventi di rilevanza mondiale come cura ricostituente per la loro economia, per la loro immagine e per il rilancio internazionale. Esempi più vicini e recenti ci vengono dalla Spagna e dal Portogallo: Siviglia '92 è stato l'inizio del rilancio internazionale dell'Andalusia ovvero il mezzoggiorno spagnolo, mentre a Lisbona l'EXPO Universale del 1998 ha rilanciato quella stupenda città, che come Roma sorge su 7 colli ed è attraversata dal fiume Tago, ma dove il clima, i profumi delle strade, i tram, la funicolare, ma soprattutto le persone la avvicinano tanto a Napoli.
Ed è proprio Napoli che avrebbe davvero un urgente bisogno di un evento di carattere universale, e di una cura da cavallo per rilanciare l'economia delle regioni meridiorientali. Daltronde all'epoca dell'unificazione Napoli era la più popolosa città italiana, la prima dotata di ferrovia, illuminazione elettrica, acqua corrente nelle case, collegata con Palermo da un avveniristico (a quei tempi) telegrafo, e con i cantieri navali più grandi del mediterraneo ed i primi collegamenti transatlantici italiani con New York con la nave "Sicilia", il tutto frutto di oltre 130 anni di oculato governo Borbonico.
Adesso, dopo 150 anni di Italia unita, alternanza di governi e forme di governo di ogni genere, che cosa ci ritroviamo? Cumuli di Monnezza, frutto di ogni forma di malaffare partorito dall'Italia
intera. E non si dica che è solo colpa dei napoletani, perché i veleni sversati dalla camorra non possono che provenire da quelle fabbriche che li producono e che sono presenti quasi
esclusivamente nel virtuoso e immacolato nord industrializzato. E poi, se chi è mafioso è tale, come vogliamo giudicare chi con la mafia fà affari di questo genere? Penso pertanto che se c'è rimasto un briciolo di spirito unitario in questo paese deve essere speso per una grande iniziativa di respiro mondiale che abbia sede a Napoli, servirebbe come segnale di rottura rispetto a 150 di
sostanziale assenza di politiche di sviluppo per l'italia meridiorientale.

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